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riabilita fvg:
un centro d'eccellenza per
la chirurgia e la riabilitazione
della mano

AUTOSTRADA

Uno staff specializzato e le tecnologie più avanzate rendono Riabilita FVG un punto
di riferimento per i percorsi riabilitativi della mano dell’adulto e del bambino.

La Chirurgia della Mano è quella branca specialistica dell’ortopedia che affronta sia le lesioni traumatiche della mano, del polso e del gomito subite sul lavoro o in ambito domestico e durante le attività del tempo libero, oppure le patologie più o meno gravi di natura infiammatoria o reumatico-degenerativa.

L’unità funzionale mano-polso-gomito rappresenta nell’uomo, sin dalla nascita, un elemento indispensabile per la vita. Essa permette, grazie alla funzione di pinza e di presa, supportata dalla presenza di un pollice opponibile, la manipolazione di oggetti – ad esempio portarsi il cibo alla bocca – ed il loro utilizzo, l’esplorazione del mondo circostante, fondamentale nell’apprendimento e nel mondo delle relazioni.

La mano, uno degli organi più complessi del corpo umano, è composta da 27 ossa, 18 muscoli, 24 tendini, 2 grossi vasi, 3 tronchi nervosi e da una ricca rete di vasi e terminazioni nervose.

Particolarmente esposta a possibili traumi, la cui cura richiede grande esperienza. Basti pensare che il 70% degli infortuni sul lavoro colpisce le mani. Per tutte queste ragioni, il trattamento delle patologie della mano va riservato a chirurghi altamente specializzati che si occupino quasi esclusivamente di questa branca della medicina che raccoglie in sé nozioni di chirurgia ortopedica e traumatologica, di microchirurgia e di chirurgia plastica. Ancor più fondamentale è il ruolo del riabilitatore che, ricco di nozioni di ergoterapia e di fisioterapia, in cooperazione con il chirurgo, sarà il fautore della ripresa della funzionalità della mano.

“La mano è l’organo più prezioso
che noi possediamo.
La perfetta coordinazione
tra cervello e mani
ha determinato il destino
dell’uomo e il suo posto
nella natura.”

R.G. Pulvertaft

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Dott. Nicola Collini
Direttore Sanitario Riabilita FVG

Medico Chirurgo
Chirurgo della mano
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva

La Chirurgia della Mano è quella branca specialistica dell’ortopedia che affronta sia le lesioni traumatiche
della mano, del polso e del gomito subite sul lavoro
o in ambito domestico e durante le attività del tempo
libero, oppure le patologie più o meno gravi di natura infiammatoria o reumatico-degenerativa.

L’unità funzionale mano-polso-gomito rappresenta nell’uomo, sin dalla nascita, un elemento indispensabile
per la vita. Essa permette, grazie alla funzione di pinza
e di presa, supportata dalla presenza di un pollice opponibile, la manipolazione di oggetti – ad esempio portarsi il cibo alla bocca – ed il loro utilizzo, l’esplorazione del mondo circostante, fondamentale nell’apprendimento
e nel mondo delle relazioni.
La mano, uno degli organi più complessi del corpo umano, è composta da 27 ossa, 18 muscoli, 24 tendini, 2 grossi vasi, 3 tronchi nervosi e da una ricca rete di vasi e terminazioni nervose.

Particolarmente esposta a possibili traumi, la cui cura richiede grande esperienza. Basti pensare che il 70% degli infortuni sul lavoro colpisce le mani.

Per tutte queste ragioni, il trattamento delle patologie della mano va riservato a chirurghi altamente specializzati che si occupino quasi esclusivamente di questa branca della medicina che raccoglie in sé nozioni di chirurgia ortopedica e traumatologica, di microchirurgia e di chirurgia plastica.
Ed ancor più fondamentale è il ruolo del riabilitatore che, ricco di nozioni di ergoterapia e di fisioterapia, in cooperazione con il chirurgo, sarà il fautore della ripresa della funzionalità della mano.

Chirurgia della mano, cosa trattiamo:

Sindrome del tunnel carpale

Approfondisci

Dito a scatto

Approfondisci

Rizoartrosi

Approfondisci

Artrosi delle dita e del polso

Approfondisci

Morbo di Dupuytren

Approfondisci

Scafoide

Approfondisci

Tendinite di De Quervain

Mallet finger (o dito a martello)

Patologia dell’unghia

Cisti polso e dita

Amputazioni digitali e i suoi esiti

Paterecci o infezioni delle dita

Traumi ed gli esiti della mano e del polso

Lesioni tendinee, nervose e legamentose e i loro esiti

Approfondimenti
Sindrome del Tunnel Carpale

La sindrome del tunnel carpale è una sofferenza nervosa periferica da compressione del nervo mediano i cui sintomi vengono generalmente indicati come debolezza, dolore, formicolio e intorpidimento nella zona della mano e del polso. È una neuropatia che interessa maggiormente le donne insorgendo di media tra i 45 anni e i 65 anni, spesso bilaterale.

Il tunnel carpale è una struttura anatomica formata dalle ossa carpali e dal legamento trasverso del carpo, che per la loro conformazione anatomica formano un vero e proprio canale alla base della mano. Questo canale è attraversato dal nervo mediano insieme ai nove tendini flessori delle dita (vedi figura). Malattie sistemiche, gravidanza, menopausa, traumi pregressi, artriti/artrosi, sovraccarichi con movimenti ripetuti del polso o delle dita in flessione possono dar luogo ad una infiammazione che riduce le dimensioni del tunnel determinando la compressione del nervo mediano.

La manifestazione dei sintomi del tunnel carpale avviene gradualmente, intensificandosi quindi nel corso del tempo. Durante la notte i sintomi possono essere più intensi, fino a causare il risveglio. Il dolore, causato dalla compressione del nervo, è il primo sintomo, cui seguono:

  • Alterazioni della sensibilità della mano, formicolio, intorpidimento nello specifico alle prime tre dita della mano e parte del quarto dito
  • Funzionalità della mano ridotta (cadono oggetti afferrati)
  • Perdita di forza nel tempo
  • Dolore nei casi più gravi irradiato anche all’avambraccio e alla spalla omolaterale
Terapia conservativa
Il trattamento conservativo è ipotizzabile se non ci sono deficit della forza o della sensibilità severe. Talvolta è sufficiente cambiare modalità di svolgimento dell’attività lavorativa per ottenere un miglioramento dei sintomi. Una corretta terapia farmacologica o l’infiltrazione di sostanze anti infiammatorie concordate con l’ortopedico di riferimento possono aiutare. Anche una fisioterapia adeguata può portare notevole giovamento e l’indicazione di un tutore specifico, indossato di notte, potrà alleviare i sintomi accusati durante il sonno. Il tutore può essere standard ( scelto tra quelli in commercio) o in alternativa presso Riabilita FVG può essere confezionato dal fisioterapista su misura in materiale termoplastico e associato ad una programma riabilitativo personalizzato .
Terapia chirurgica
Nei casi con sofferenza marcata del nervo mediano, la scelta migliore è l’intervento chirurgico che prevede la sezione del legamento trasverso del carpo per incrementare lo spazio all’interno del tunnel carpale e ridurre quindi la pressione sul nervo. Se necessario questo può essere associato a neurolisi (liberazione dalle aderenze) del nervo mediano stesso. La procedura può essere effettuata con tecnica tradizionale o endoscopica, in anestesia locale o regionale a seconda della gravità e del caso clinico. La durata dell’intervento è ridotta e può essere effettuato anche senza prevedere una degenza ospedaliera. Al termine dell’intervento il polso viene fasciato con una particolare medicazione, rimossa dopo pochi giorni. Da subito viene suggerito al paziente una mobilizzazione attiva delle dita.
Trattamento post operatorio

La convalescenza è di poche settimane e poi il paziente è in grado di riprendere le abituali attività. Per un buon recupero funzionale presso Riabilita FVG proponiamo un singolo incontro con il fisioterapista dopo pochi giorni dall’intervento al fine di:

  • Educare al corretto trattamento della cicatrice e degli edemi
  • Elaborare un programma individualizzato di esercizi da svolgere a casa
  • Istruzione specifica per la ripresa dell’attività lavorativa e del tempo libero

A volte tuttavia, è necessario seguire uno specifico programma di riabilitazione, in particolare nei casi in cui il paziente avverta rigidità del polso e/o delle dita, oppure in presenza di dolore alla cicatrice o di dolore neuropatico localizzato alla base della mano (“pillar pain”). La durata del trattamento fisioterapico dipende dalla necessità di ogni singolo caso. Solitamente la frequenza è di due o tre volte a settimana per un totale di 5/10 sedute.

Dito a scatto

La tenovaginite stenosante, più comunemente conosciuta come dito a scatto, è una patologia frequente che si presenta quando, per cause di tipo infiammatorio, la guaina che contiene i tendini flessori nelle dita si ingrossa. Questo fenomeno ostacola il normale scorrimento del tendine all’interno del canale digitale determinando la formazione di un nodulo infiammatorio che provoca uno scatto doloroso quando il paziente piega il dito. Quando il tendine “scatta” produce ulteriore infiammazione e gonfiore creando così un circolo vizioso che sostiene l’infiammazione, il gonfiore e lo scatto del dito stesso. Talvolta il dito si blocca in flessione e diventa difficile e molto doloroso raddrizzarlo. I sintomi, abitualmente, sono più acuti al mattino al risveglio.

Terapia conservativa
Il trattamento conservativo è ipotizzabile nelle fasi iniziali della malattia, quando il disturbo è insorto da poco e non risulta totalmente invalidante per il paziente. La somministrazione di farmaci anti-infiammatori o l’infiltrazione locale eseguite dall’ortopedico di riferimento possono aiutare a diminuire l’infiammazione e ripristinare il normale movimento. Una corretta fisioterapia per controllare il dolore e l’applicazione di tutori specifici possono essere indicati per diminuire l’infiammazione del tendine. Il tutore può essere standard ( scelto tra quelli in commercio) o in alternativa presso Riabilita FVG può essere confezionato dal fisioterapista su misura in materiale termoplastico e associato ad una programma riabilitativo personalizzato. I tutori sono solitamente due: uno da usare per la notte, che mantiene le dita in posizione di riposo durante il sonno ed evita lo scatto del dito al mattino. L’altro tutore, piccolo e poco invasivo, si usa di giorno e ha lo scopo di impedire la totale flessione del dito (evitando lo scatto e mettendo a riposo il tendine) senza però compromettere in modo significativo l’uso della mano.
Terapia chirurgica
Se il disturbo è più severo, si rende necessario l’intervento chirurgico. Quest’ultimo è poco invasivo, si effettua solitamente in anestesia locale in regime ambulatoriale o di Day Surgery. Lo scopo della chirurgia è di sezionare la prima puleggia in modo che il tendine possa scorrere liberamente. Il movimento attivo del dito generalmente inizia subito dopo l’intervento e l’uso normale della mano è garantito in tempi molto brevi.
Trattamento post operatorio
Per un buon recupero funzionale presso Riabilita FVG proponiamo un singolo incontro con il fisioterapista dopo pochi giorni dall’intervento al fine di:
  • Educare al corretto trattamento della cicatrice e degli edemi
  • Elaborare un programma individualizzato di esercizi da svolgere a casa
  • Istruzione specifica per la ripresa dell’attività lavorativa e del tempo libero
A volte tuttavia, è necessario seguire uno specifico programma di riabilitazione, in particolare nei casi in cui il paziente avverta rigidità del polso e/o delle dita oppure in presenza di dolore alla cicatrice. In tal caso, la durata del trattamento fisioterapico dipende dalla necessità di ogni singolo paziente.
Rizoartrosi
La Rizoartrosi è una particolare forma di artrosi che colpisce l’articolazione alla base del pollice (articolazione trapezio-metacarpale). Tra le diverse forme di artrosi che interessano le piccole articolazioni delle mani, quella del pollice è sicuramente la più diffusa. Tendenzialmente si manifesta bilateralmente, nella fascia di popolazione oltre i 50 anni di età e con una maggiore incidenza tra le donne .Tra i fattori responsabili dell’insorgenza della Rizoartrosi si segnalano anche la predisposizione genetica, pregressi infortuni al primo dito e frequenti microtraumi alle mani.
La sintomatologia ha un esordio graduale e si manifesta con un quadro sempre più invalidante nel corso del tempo. I sintomi principali sono elencati di seguito:
  • Dolore localizzato alla base del dito
  • Gonfiore e tumefazione della zona
  • Rigidità dell’articolazione del pollice
  • Difficoltà di movimento
  • Progressiva deformazione del dito
Terapia conservativa
Quando la malattia si trova in uno stadio iniziale è preferibile procedere con un approccio conservativo. Viene data indicazione all’uso di farmaci antinfiammatori e/o infiltrazioni secondo indicazioni dell’ortopedico di riferimento. Una fisioterapia mirata allo scopo di diminuire la sintomatologia dolorosa, educare il paziente al corretto uso della mano nelle attività di ogni giorno e l’uso di un tutore rigido per il primo dito possono essere un valido aiuto. Il tutore funzionale può essere standard ( scelto tra quelli in commercio) o in alternativa presso Riabilita FVG può essere confezionato su misura dal fisioterapista, in materiale termoplastico e associato ad un adeguato programma riabilitativo personalizzato. Lo scopo del tutore è quello di stabilizzare l’articolazione interessata dal processo artrosico bloccando il movimento della base del pollice, lasciando però libero il movimento della punta del dito alleviando così il dolore e consentendo al contempo un parziale utilizzo controllato della mano.
Terapia chirurgica
Nei casi più gravi la soluzione ideale è rappresentata dall’intervento chirurgico. La scelta della tecnica spetta al chirurgo ortopedico sulla base delle condizioni cliniche generali e delle richieste funzionali del paziente. L’ intervento chirurgico più diffuso è quello di artroplastica in sospensione dove si ricostruisce l’articolazione trapezio-metacarpale sostituendo il trapezio affetto da artrosi con l’interposizione di parte del tendine dell’abduttore lungo del pollice che viene fissato al primo metacarpo garantendo così movimento in assenza di dolore.
Trattamento post operatorio
Il decorso post-operatorio richiede circa 3/4 settimane di immobilizzazione della mano, seguito da un percorso di fisioterapia. Il tutore nelle prime 3 settimane è inamovibile (giorno e notte) e successivamente se ne suggerisce un uso notturno per altre 2/3 settimane. Viene solitamente indicato un tutore statico standard con presa al primo dito ( scelto dal paziente tra quelli in commercio). In alternativa presso Riabilita FVG il tutore viene confezionato dal fisioterapista in materiale termoplastico e quindi su misura (cioè modellato direttamente sul paziente), solitamente concomitante alla prima medicazione presso la struttura. Viene ricontrollato dopo 5/7 giorni (o prima se necessario) per eventuali modifiche. In tale contesto il paziente verrà anche istruito per la gestione dell’edema e verrà elaborato un piano individuale per la corretta gestione post operatoria della mano e la stesura di un adeguato programma riabilitativo successivo. Dopo il periodo di immobilizzazione, la durata del trattamento fisioterapico dipende dalle necessità di ogni singolo caso. Solitamente la frequenza è di due o tre volte a settimana per un totale di 10 sedute. Il paziente dovrà assolutamente astenersi da attività manuali pesanti e da sforzi con sollevamento di carichi nelle prime 6/8 settimane.
Artrosi delle dita e del polso

L’artrosi è un processo degenerativo dell’articolazione e delle sue componenti: in primis la cartilagine, che riveste le superfici ossee a contatto fra loro per espletare il movimento, coinvolgendo in seguito le atre strutture: capsula, legamenti e tendini. Essa può essere la conseguenza di un invecchiamento costitutivo dell’articolazione oppure causa secondaria di una frattura.
I sintomi tipici sono il dolore, il gonfiore, la limitazione funzionale e la rigidità articolare, soprattutto al risveglio. Si può notare una deformità dell’articolazione coinvolta per il rigonfiamento causato dal tessuto sinoviale infiammatorio e la formazione di osso ai margini articolari.

Terapia chirurgica

Il trattamento conservativo è prevalentemente palliativo (v scheda Rizoartrosi). Oltre alla terapia farmacologica, basata sulla somministrazione antinfiammatori non steroidei, e alla terapia fisica (tecarterapia, Ultrasuoni o laserterapia) per preservare la funzionalità articolare si può infiltrare nelle forme evolutive di artrosi, acido ialuronico a basso peso molecolare (viscosupplementazione). In casi di forte dolore e infiammazione si può passare a infiltrazioni di corticosteroidi.

Protesi delle articolazioni metacarpo-falangee

Come per le articolazioni maggiori (anca spalla e ginocchio) anche l’unità funionale mano-polso-gomito può giovare di interventi chirurgici di ricostruzione articolare con le protesi. Le operazioni proposte si suddividono essenzialmente in due tipi: la sostituzione dell’articolazione con protesi o il blocco dell’articolazione (artrodesi) qualora, nell’impossibilità d’impiantare una protesi, s’intenda privilegiare la stabilità al movimento.

In caso di protesi la riabilitazione consiste in un programma di fisioterapia per recuperare la funzionalità e la forza dell’articolazione ricostruita con la protesi. La rieducazione funzionale spesso viene supportata dall’applicazione di tutori termoplastici costruiti su misura del paziente sia statici che dinamici.

L’astensione dall’attività lavorativa, che dipende dal tipo di attività professionale che si svolge, prevede circa 1-2 mesi per gli interventi sulla mano e 3-4 mesi sul polso e gomito.

La malattia di Dupuytren
La malattia di Dupuytren è una patologia piuttosto diffusa dovuta all’ispessimento della fascia fibrosa che si trova subito al di sotto della pelle del palmo della mano, chiamata aponeurosi palmare. Le alterazioni della fascia palmare determinano la formazione di noduli e cordoni non dolenti al palmo della mano con conseguente e progressivo atteggiamento in flessione delle dita con impossibilità all’estensione (vedi figura). Le dita maggiormente colpite sono l’anulare ed il mignolo, ma nei casi più gravi possono essere coinvolte tutte le dita. L’eziologia della malattia è tutt’ora sconosciuta, anche se diversi studi hanno messo in evidenzia una componente genetica. I traumi ripetuti al palmo della mano sono spesso motivo di aggravamento del quadro. Colpisce maggiormente il sesso maschile e l’andamento della malattia è piuttosto variabile tra soggetto e soggetto.
Terapia chirurgica

Il trattamento conservativo è prevalentemente palliativo (v scheda Rizoartrosi). Oltre alla terapia farmacologica, basata sulla somministrazione antinfiammatori non steroidei, e alla terapia fisica (tecarterapia, Ultrasuoni o laserterapia) per preservare la funzionalità articolare si può infiltrare nelle forme evolutive di artrosi, acido ialuronico a basso peso molecolare (viscosupplementazione). In casi di forte dolore e infiammazione si può passare a infiltrazioni di corticosteroidi.

Trattamento post operatorio

La fisioterapia è necessaria dopo l’intervento chirurgico per ottimizzare i risultati ottenuti grazie all’operazione e per prevenire l’eccessiva formazione di aderenze cicatriziali e/o l’edema.

Per un buon recupero funzionale presso Riabilita FVG proponiamo l’elaborazione di un programma individualizzato di esercizi specifici per il recupero della funzionalità della mano e massaggi mirati alla cicatrice che il paziente continuerà a svolgere a casa allo scopo di accelerare i tempi di guarigione. Oltre agli esercizi, è importante confezionare un tutore in termoplastico (su misura) che assicuri il mantenimento della correzione ottenuta in sala operatoria e che spesso comprende anche il polso allo scopo di dare una tensione controllata durante la guarigione della cicatrice. Il tutore dovrà essere indossato per un periodo massimo di 3/6 mesi solo di notte e, nelle prime settimane secondo indicazioni del fisioterapista.

La durata del trattamento fisioterapico dipende dal tipo di intervento chirurgico e dalla necessità di ogni singolo caso. Solitamente la frequenza è di due o tre volte a settimana per un totale di 10 sedute. Il paziente dovrà assolutamente astenersi da attività manuali pesanti e da sforzi con sollevamento di carichi nelle prime 4-6 settimane.

Scafoide

Lo scafoide carpale compone con altre 7 ossa il carpo. Lo scafoide forma con il radio e le altre ossa del carpo l’articolazione del polso. La frattura dello scafoide è la più comune frattura del polso. Spesso si tratta di una caduta con appoggio della mano in posizione di iperestensione del polso. Il dolore tipico è localizzato alla base del pollice ed è spesso correlato con i movimenti del polso. La diagnosi si basa prevalentemente su un esame clinico e radiologico. In alcuni casi, per avere una diagnosi precisa e definitiva è necessaria una TAC (tomografia assiale computerizzata) o una RMN (risonanza magnetica nucleare).

Terapia chirurgica

La terapia dipende dal tipo di frattura. Il trattamento conservativo con tutore per 8-12 settimane è indicato ormai solo per una ristrettissima nicchia di casi: nelle fratture semplici in età giovanile, che si trovano nella regione distale e ben vascolarizzata dell’osso.

Per le fratture composte, nella regione prossimale dell’osso e che sono associate ad un’instabilità carpale si deve valutare la necessità dell’intervento chirurgico. Le tecniche di chirurgia mini-invasiva come pure materiali e strumenti altamente sofisticati permettono la fissazione con vite in titanio dello scafoide con una piccola incisione della pelle. L’operazione permette inoltre di ridurre, se non eliminare proprio del tutto, l’immobilizzazione con tutore a 2-6 settimane e d’iniziare prima con la riabilitazione.
La fase di riabilitazione dura dai 3 ai 6 mesi.
L’astensione dall’attività lavorativa, che dipende dal tipo di attività professionale che si svolge, prevede circa 1-2 settimane per attività di “ufficio” fino a 3mesi ed oltre per i lavori manuali pesanti.

“La mano è l’organo più prezioso
che noi possediamo.
La perfetta coordinazione
tra cervello e mani
ha determinato il destino dell’uomo
e il suo posto
nella natura.”

R.G. Pulvertaft

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RIABILITA FVG
Studio Medico Multidisciplinare
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Direttore Sanitario Dott. Nicola Collini
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